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UNICEF, Samengo: "Calabria centrale nell'impiego"

7 minuti di lettura
UNICEF. È una delle prime visite ufficiali da presidente nazionale del Comitato italiano per l’Unicef. E Francesco Samengo (a sinistra nella foto con il garante per l’Infanzia e l’adolescenza Antonio Marziale) non poteva che scegliere la Calabria, dove è atteso da due appuntamenti istituzionali: il primo a Taurianova, il secondo in consiglio regionale. Due incontri in una terra che conosce bene e che vuole continuare a scoprire dalla sua nuova postazione.
 Presidente, come ci si sente in un ruolo così importante? «Se un anno fa mi avessero detto che sarei divenuto presidente dell’Unicef Italia non ci avrei mai creduto. Sono quindi onorato dell’invito ricevuto oggi dal garante dell’infanzia nella mia Calabria, per condividere insieme a tante autorità, amici, volontari la mia elezione».
Una collaborazione quindi che nasce da lontano… «Se mi guardo indietro penso alle tante istituzioni, volontari, amici e alle tante cose fatte insieme in questi anni; agli incontri, le iniziative, al confronto civile, che mai è mancato, sui tanti temi che hanno caratterizzato il mio impegno come presidente dell’Unicef in Calabria. Senza il sostegno di ciascuno di loro nulla sarebbe stato possibile sulla difficile strada della costruzione di una società, anzi, di un mondo, che tenga sempre tra le sue priorità il superiore interesse dei bambini, la loro felicità, la loro integrazione, il loro benessere come indicato nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989». Tanto è stato fatto per i bambini della regione Calabria e, possiamo dirlo, del mondo sotto la sua gestione da presidente regionale. «Davanti ai miei occhi, come le sequenze di un film, passano le immagini dei traguardi raggiunti come Comitato Unicef in questa terra così bella e difficile, così aspra e dolce al tempo stesso che è la Calabria. Devo un grazie ai volontari e alle volontarie che in tutti questi anni hanno supportato il mio lavoro. È vero, abbiamo raggiunti grandi traguardi attraverso l’arma del buon dialogo inter istituzionale e del coinvolgimento della società civile come l’ampliamento della partecipazione dei giovani, la realizzazione di corsi universitari di alta formazione di cui uno con l’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, ndr) attuato in sinergia con il programma Unicef One Refugee and Migrant Response. Ma non solo. Penso alle molteplici iniziative istituzionali che ci hanno permesso di divenire partner privilegiati degli Uffici preposti alla tutela dei minori, segnando al contempo una presenza sul territorio decisamente significativa, ossia punto di snodo o di raccordo rispetto alle criticità vissute nel territorio come la partecipazione al protocollo sullo sportello di ascolto all’interno del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, gli accordi con le Prefetture, il protocollo con i due tribunali minorili del distretto, nonché quello stilato con alcuni ordini professionali e con l’Ufficio Scolastico Regionale». Se diamo uno sguardo al mondo però la situazione dei bambini sembra sempre peggiorare. Cosa ne pensa? «Viviamo un’epoca complessa. L’infanzia nel mondo è negata sempre più da guerre che non sembrano finire. La Siria giunta al suo ottavo anno, lo Yemen, conflitto che vede bambini usati come soldato, trucidati mentre vanno a scuola senza pietà oppure il Sud Sudan dove si combatte da anni senza vie di uscita. In Libia continuano i focolai di instabilità mentre tanti ancora sono i conflitti dimenticati cui siamo sempre più indifferenti o assuefatti. Ci sono 50 milioni di bambini in movimento, 38 milioni, pensate, fuggono da guerre, i restanti si spostano per calamità, per fame, povertà o a causa di violenze e abusi. Il tema delle grandi migrazioni è oramai nell’agenda dei governi così come delle regioni, spesso con una narrazione poco corretta che innesca paura e terrore lucrando sulla disperazione di chi fugge e alimentando odio e innalzando muri». Cosa fare allora sul tema delle grandi migrazioni? «Su questo tema credo sia quanto mai necessario continuare a proteggere i bambini, i loro percorsi, le loro fughe, la loro innocenza rispetto alle cause che spesso li spingono ad attraversare deserti, mari, valichi e spesso a morire. Morire annegati come nel mare Mediterraneo, qui, di fronte a noi, morire violentati come accade nei centri libici per mano di trafficanti senza scrupoli, morire per abusi fisici e psichici. Noi questo non lo possiamo consentire. L’Unicef nasce nel dopoguerra per aiutare noi, i nostri genitori, i vostri nonni, non dimentichiamolo, in una Italia ed una Europa distrutta dalla guerra e dalla ferocia dei nazionalismi, per portare cibo, servizi, scuole ad una popolazione inerme». Colpisce come 70 anni dopo, oggi, dopo aver abbandonato l’Europa per dedicare i propri sforzi ai paesi meno sviluppati, l’Unicef ed altre agenzie globali vengano richiamate qui a causa dell’emergenza migranti, in particolare quella legata ai tanti minori non accompagnati che vivono nel nostro paese. «La nostra struttura internazionale ha fatto tanto in questo anno su questa strada ma molto c’è ancora da fare e non nascondo una certa preoccupazione su quelle che saranno le nuove policy del futuro su questo tema così delicato e che oggi è al centro del dibattito italiano ed europeo. Anche in Calabria, come ben sanno le istituzioni, molto è stato fatto e molto ancora c’è da fare. Lo dico malgrado la sensibile riduzione degli sbarchi che certamente ha bloccato una parte del fenomeno mentre altre sfide restano aperte come quella dell’integrazione e dell’inclusione sociale, temi strategici ed unica via per rispondere alla paura che permea oramai tutta la nostra società. Occorre ripartire dall’ascolto di questi giovani che arrivano in Italia, spiegare loro i diritti ed i doveri, immaginare percorsi di integrazione reale che fino ad oggi invece non c’è stata forse perché questo tema, così delicato, è stato gestito in maniera troppo emergenziale generando molte delle problematiche che leggiamo ogni giorno sui giornali. Noi come Unicef abbiamo accettato la sfida sul tema dei migranti in Italia, non solo assistendo la Guardia costiera, a cui darei il premio Nobel per la pace per i tanti uomini donne e bambini che hanno salvato in mare, ma anche proponendo progetti che puntano proprio a quell’inclusione di cui parlavo senza la quale sarà sempre più difficile gestire la complessità». C’è stata la Legge Zampa, di fatto una legge avanzata che guarda al futuro dell’integrazione dei Msna (minori stranieri non accompagnati, ndr). Non le sembra che siamo un po’ indietro sulla sua applicazione? «La legge Zampa è stata un grande passo avanti, unica in Europa. Oggi però è necessario vederla applicata. Se ancora tutti riteniamo che i minori non accompagnati debbano rappresentare una risorsa per il nostro territorio, in Italia sono 13mila, non proprio una invasione, allora occorre accettare alcune sfide importanti come la persistenza di disomogeneità nell’applicazione degli standard minimi internazionali tra i centri di accoglienza per Msna; un sistema di tutela volontaria ancora carente per difficoltà di coordinamento tra le Istituzioni e mancato rafforzamento dei Garanti Regionali; l’accesso ancora limitato ai percorsi di cura alternativi (affidi familiari); la carenza del sistema di protezione nel supporto psico-sociale, in particolare per i casi più vulnerabili; l’ancora alto numero irreperibili e insediamenti informali tra Roma e Ventimiglia e in altre regioni; le barriere che ostacolano l’inserimento scolastico e la scarsa partecipazione ed ascolto dei Msna nelle decisioni che li riguardano. Sono sfide di cui dobbiamo assolutamente farci carico e tra le quali quella del ruolo dei garanti locali e regionali assume un ruolo centrale. Mi batterò, di concerto con il Garante Nazionale, a tutti i livelli, affinché ne vengano sempre più riconosciute le prerogative e i poteri». Presidente e dei bambini italiani cosa ci dice, quale sarà il suo impegno? «Il primo punto dell’agenda della mia azione da presidente dell’Unicef Italia sarà dedicato ai bambini italiani e alla loro condizione che credo fermamente debba essere al centro dell’azione del governo dei prossimi anni. Lo sarà e dedicherò ogni sforzo possibile aprendo una nuova fase di impegno dei nostri volontari. Ci sono in Italia oltre 1 milione e 200mila bambini e ragazzi che vivono in povertà assoluta (12,1% del totale). 2 milioni e 156 mila vivono in povertà relativa. È inammissibile. Sono dati allarmanti che non possiamo guardare con indifferenza. Occorre da subito stabilire un piano di investimenti e azioni che possano ovviare a questa situazione di disagio che non tende a fermarsi ma che anzi è in aumento rispetto al passato. Basti pensare, cito un dato, che la metà degli alunni (il 49%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha accesso alla mensa scolastica ed inoltre l’erogazione del servizio è fortemente disomogenea sul territorio italiano e le modalità di accesso spesso contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze, a scapito delle famiglie più svantaggiate». Si sente di prendere un impegno qui su questo tema così delicato? «Assolutamente sì. Noi ci impegneremo perché ciascun bambino non sia discriminato, perché ciascun bambino abbia il diritto di vivere in pieno la sua vita. È un investimento per il futuro del nostro Paese, così come la scuola in cui il tema della povertà educativa e della dispersione scolastica ci restituiscono un quadro ancora più allarmante. In Sicilia per citare un esempio, il 23,5 % percento degli studenti non completa il loro percorso scolastico, in Sardegna e Campania più del 18%. Al nord le regioni più virtuose. Mi impegnerò con lo staff dell’Unicef proprio in ragione di quanto detto a rafforzare le nostre attività, Scuola Amica, Ospedali Amici dei bambini, Younicef, sempre più nella convinzione che le nostre reti nazionali e regionali possano dare un contributo alla crescita di nuove generazioni consapevoli del nostro Paese, che facciano della non discriminazione, dell’uguaglianza e della libertà di espressione la ragione della loro futura convivenza». Quale pensiero le viene in mente di dedicare a chi governa il mondo oggi ed ha in mano il futuro dei nostri figli e nipoti? «Mi piace sempre ricordare una frase del grande Antoine de Saint Exupery: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”».(fontecorrieredellacalabria.it)
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.