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Un sindaco innamorato della sua Mirto Crosia

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MIRTO CROSIA – Sindaco ci dice il chi è di Gerardo Aiello? «Un preside innamorato della scuola ed impegnato da 40 anni per migliorarla. Un politico impegnato per qualche altro mese ad affrontare le enormi difficoltà dei comuni dopo un quinquennio esasperato e pieno di problemi derivanti dalla contingenza internazionale e nazionale, ma anche regionale. Ama il mondo dei giovani per avere vissuto funzioni educative e formative, prima come ufficiale dell’esercito, poi come docente fino all’85 e, quindi, preside di scuola. Oggi preside dell’Istituto comprensivo di Cariati e dell’Ipsia-Iti della stessa cittadina». I Comuni di piccole dimensioni rischiano di sparire sotto i continui tagli. Crosia come se la passa? «Crosia vive le difficoltà dei comuni meridionali incasinati per la politica dissennata del passato, aggravata non solo dalla mole dei debiti fuori bilancio (2.300.000 euro) a cui si è dovuto fare fronte, ma ad alcuni eventi imprevedibili quali: Il fallimento di Tributi Italia che ha costretto ad un vuoto di riscossioni dal 2010 al 2011. Vuoto che ha accomunato la necessità di recupero nel periodo successivo, che si è aggravato per effetto delle ultime norme governative; l’ Imu Tares Alienazione dei residui imposti dalla Spending Review. Un’alienazione che ha inciso profondamente nelle finanze per 2.500.000 euro. Balzelli vari appesantiti dal recupero di quelli pregressi. Ed ancora quali la necessità di aderire al Piano di riequilibrio proposto dallo Stato che comporta l’impegno ad assicurare introiti obbligati con parametri obbligati. Evento che ha evitato il dissesto e mette il Comune nelle possibilità di ripresa; l’asfissiante blocco delle assunzioni che rende asfittica la macchina comunale e il Patto di Stabilità che mortifica l’azione programmata, ma ripetutamente compressa. Eppure malgrado tutto, si è assicurata la stabilità per 5 anni e si è riequilibrata la finanza realizzando una mole elevatissima di opere pubbliche che ha trasformato il paese come il Palateatro comunale; il Palazzetto dello sport; il nuovo Istituto Professionale; l’Asilo Nido; la rete wireless gratuita su tutto il territorio; la viabilità ammodernata con realizzazione di 4 rotonde; la realizzazione del piano antierosione Centofontane con pannelli che hanno ampliato per altri 30 metri la spiaggia; la realizzazione di impianti fotovoltaici per edifici pubblici; la ristrutturazione strade interpoderali, della viabilità urbana e dei marciapiedi sulla S.S. 106 zona urbana; il Piano risanamento delle strutture scolastiche per 1.800.000 euro; la ristrutturazione di un edificio nel centro storico per realizzazione Casa anziani; il recupero delle scuole di Via dell’Arte e Scuola Sorrenti; in attuazione marciapiedi Corso Italia per 550.000 euro». Il suo comune ha pensato di aggregare un gruppo di centri della Valle del Trionto, però il Psa lo condivide con Rossano, Corigliano, Cassano e Calopezzati. Una contraddizione? «Non è una contraddizione perché la scelta del PSA era stata già fatta dalla precedente Amministrazione Comunale e la cosa ci ha convinti pensando che i tempi fossero quelli promessi. Poi le nuove elezioni tra Rossano, Corigliano e Cassano hanno reso tutto più lungo. Con i paesi della Valle del Trionto, oltre a Calopezzati già nel PSA, si potrà aprire un confronto subordinato a scelte comuni. Noi abbiamo iniziato il percorso di “Unione” da Longobucco a Calopezzati, Paludi, Cropalati, Caloveto e Crosia. Speriamo si riprenda». Rifiuti solidi urbani e salute pubblica, con nessuno che vuole discariche o simili. Come conciliare i diversi aspetti? «Capisco i Comuni che non vogliono le discariche perché questa regione è piena di esempi non esaltanti di corretta gestione. Sono sostenitore di una necessaria politica regionale più decisa, ma più programmata. L’esperienza di questi anni è stata terribile. La fine di un commissariamento fallimentare e l’inizio di una gestione politica non esaltante. E pure la Regione imputa ai Comuni la responsabilità del fallimento senza riscontrare le sue incapacità. Chi ha regalato e sperperato fondi esige che i Comuni tartassati e poveri (i cittadini), paghino per un servizio che non è stato assicurato non per colpa dei piccoli Comuni, ma per incapacità di gestione». g.l. passavanti
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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