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Rossano: Sant'Anna, piccolo oratorio da riscoprire

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Nella Rossano capitale bizantina si poteva passeggiare tra i vicoli tortuosi ed imbattersi in un moltiplicarsi di piccole cappelle, che regalavano sensazioni di misticismo e spiritualità. Erano i secoli X e XI quando Rossano era la seconda città più importante dopo Reggio ed era possibile scorgere tra le strade del centro che contava, le donne più potenti in abiti e gioielli ricchissimi, imperatrici ed imperatori di un forte regno, oltre che illustri patriarchi e strateghi. Accanto a questi, Rossano ospitava monaci basiliani che trovavano rifugio e riparo tra i valloni scoscesi e selvaggi, intorno a quella montagna sacra, in quelle grotte più o meno ampie, ancora oggi ben visibili. Sopra una delle zone con più estensione di lauree (grotte eremitiche), tra i vicoli dell’area che respira l’autenticità dell’antichità bizantina, si trova la chiesetta di S. Anna conosciuta nella memoria storica come S. Nicola al Vallone, che insieme a S. Nicola all’Ulivo, alla SS. Trinità e al più noto San Marco sono gli oratori di superficie voluti dai monaci. Costituita da un’unica navata con il tetto a due spioventi, è stato uno degli oratori più importanti, quando tra il VIII ed il X secolo, Rossano ricopriva il suo ruolo come sede di diocesi e vescovado, tant’è che la tradizione vuole questa chiesa sia stata la prima sede dell’Episcopio (la sede del Vescovo). L’aspetto odierno della chiesa è il risultato di numerosi interventi degli anni ’60, quando ancora il bene culturale veniva restaurato a colpi di intonaco e cemento soprattutto nel meridione d’Italia, le cui risorse architettoniche e storiche sono state troppo spesso abbandonate e non considerate. In effetti, della prima fondazione di chiara ispirazione bizantina che risalirebbe proprio ai secoli X-XI, non rimane traccia se non nella tradizione in cui la chiesetta era dedicata a S. Nicola al Vallone. Oggi, il tetto a due spioventi e campanile a vela copre l’intera struttura di piccole dimensioni, tipica degli oratori di superficie, in un periodo in cui i monaci abbandonavano le grotte eremitiche per dedicarsi al pellegrinaggio in terre d’oriente o a fondare gruppi di preghiera e luoghi di culto. L’interno presenta una pavimentazione di mattoni in cemento ed un arredo fatto di devozione di un intero quartiere, legato al culto di S. Isidoro e la protezione del raccolto e del suo simulacro del ‘700. Il portale della facciata principale con arco a sesto acuto, nel complesso si conserva discretamente. La chiesetta prende vita nel giorno della festività di S. Anna, giorno in cui il rione antico e ricco di tradizione si ritrova nei profumi degli incensi sacri, nella speranza di una riscoperta della nostra storia così poco conosciuta e poco apprezzata.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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