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Rossano: centrale Enel, prevale l'incertezza

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di MARTINA FORCINITI È ancora incerto il futuro dei lavoratori dell'indotto Enel, sei dei quali hanno dato vita a una vibrata protesta. Ore di tensione nella giornata di ieri, 9 ottobre, quando i dirigenti e le organizzazioni sindacali (Cgil-Cis-Uil-Usb) hanno tentato di raggiungere un accordo che potesse convincere gli operai a desistere. I dubbi sono su alcuni punti poco chiari: appare un "oltre" poco gradito alla Cgil. L'espressione usata è che Enel s'impegna a garantire i livelli occupazionali oltre il 31 dicembre 2015. Ciò può significare tuttavia di tutto, ossia, che la chiusura con la committenza possa avvenire anche il giorno successivo.  Mentre sarebbe opportuno strappare alla holding un accordo che dia continuità lavorativa fino a quando non si troverà una soluzione definitiva circa il futuro del sito. A tal riguardo il colosso rimane in attesa della formalizzazione di una proposta dal territorio. Che allo stato non c'è. A sessanta metri da terra, c’è da averne di emozioni e vertigini. Certo, per le altezze di quel gigante a due teste che ti innalza a tu per tu con il cielo. Ma anche per il freddo contatto con il cemento, un tempo così familiare, pestato per anni in tuta e scarponi. E che entro fine anno sarà terra di nessuno. I circa quaranta lavoratori dell’indotto verranno messi a casa per la rottura di trattative neppure iniziate. Appenderanno i giubbotti al chiodo. Fine senza gloria e nella polvere. Ma sei di loro hanno sfidato il sistema sui pioli di una scala arrugginita. Perché, in fondo, ci vuole meno coraggio a tornare a casa sporchi di fuliggine che a guardare negli occhi la propria famiglia mentre si ammette di non potersi più guadagnare il tozzo di pane. Mamma Enel è al capolinea, neanche un paio di mesi e sprangherà i portoni senza neanche darsi pena di controllare se qualcuno dei suoi figli sia ancora dentro a raccattare le sue cose. Niente più promesse di rilancio, solo la garanzia di continuità lavorativa fino al 31 dicembre 2015. Dopodiché, meglio per tutti avere le valigie già pronte. «Bisogna provare a ricercare soluzioni alternative - spiega il sindacalista Cgil Giuseppe Guido - che guardino al lavoro in primis o, dove ciò non fosse possibile, a meccanismi di protezione sociale che consentano a questi lavoratori di essere accompagnati alla pensione. Costruiamo un confronto e arriviamo a fornire garanzie agli operai e al territorio. L'impianto, poi, non può rimanere una cattedrale nel deserto. Quindi, qualora non si potesse procedere in direzione di una riconversione, la centrale va dismessa perché dal suo smantellamento si creerebbe naturalmente lavoro, si libererebbe la costa e si restituirebbero i terreni alla collettività». «Alla fine il momento che tutti temevamo è arrivato – ci dice Teresa, dipendente Enel, che da terra osserva quei colleghi avvinghiati alle ringhiere di uno degli anelli più alti – e pare che a nessuno importi poi più di tanto. Siamo stati lasciati soli, abbandonati al nostro destino dall’ente Enel ma anche da politici e sindacati.» E tutta quella rabbia sfociata in una protesta che sembrava, come spesso accade, destinata a risolversi in un nonnulla, ha richiamato alle finestre gli amministratori di fatto, pronti a prendere posto tra i banchi e – questa volta – non per maturare gettoni di presenza.«Per la prima volta da molto tempo – spiega Gino Campana, sindacalista Enel – il primo cittadino di Rossano sarebbe riuscito ad ottenere un tavolo di discussione con la Regione, che dovrebbe svolgersi lunedì mattina a Catanzaro e alla presenza dei vertici Enel, del sindacato e dell’amministrazione. E bisognerà trovare soluzioni non solo per allungare i tempi ed evitare che il contratto multiservizi (con il quale Enel annullerà le convenzioni con le imprese e decreterà, di fatto, il licenziamento degli operai) vada in porto, ma anche per garantire un futuro a questo sito, simile a tanti altri poli industriali interessati da dismissione e per i quali si stanno studiando risoluzioni atte a garantire continuità lavorativa. La coraggiosa protesta di questi sei operai infine è servita a muovere un primo passo in direzione dell’apertura di discussioni finalmente anche qui». «Noi andremo avanti ad oltranza nella nostra protesta - dichiara Giovanni, operaio dell'indotto - fino a quando non ci sarà data garanzia di poter continuare a lavorare e guadagnarci da vivere». Perché, in fondo, è proprio di questo che si tratta. Di una sopravvivenza per cui vale la pena esibire volti provati e occhi imbrigliati di sonno. «Siamo esausti, non ce la facciamo più – ci racconta amaro un dipendente ai cancelli – ma continueremo a pretendere i nostri diritti, a chiedere il mantenimento del nostro posto di lavoro». L’onesto cuore di buoni padri e madri di famiglia non può più sopportare il peso di promesse che non riempiono la pancia e che, anzi, rischiano di svuotargli le tasche. «L’Enel ci ha usato, quasi come fossimo degli oggetti, e adesso ci sbatte tutti fuori. Qui tutti, del problema, se ne lavano le mani. E intanto noi che fine faremo?».
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.