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Operazione Demetra, i caporali che gestivano il lavoro e anche i matrimoni

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È in corso a Cosenza presso la sede del Comando Provinciale della Guarda di Finanza, presieduta dal Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, colonnello Danilo Nastasi, la conferenza stampa dell'operazione "Demetra", sul giro di caporalato che ha interessato la Calabria e la Basilicata, che stamani all'alba ha portato alla sbarra 60 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di sfruttamento del lavoro. Alla conferenza stampa, nella sede di viale Cosmai, sono intervenuti anche il comandante della tenenza di Montegiordano, il luogotenente Roberto D'oria, ed il comandante del gruppo GdF di Sibari, il tenente colonnello Valerio Bovenga. «I soggetti arrestati - ha detto il comandante Nastasi - si ponevano tra la domanda e l’offerta lavorativa intervenendo in maniera illecita per sfruttare il lavoro. Le investigazioni sono state basate sia su intercettazioni, riscontri sul territorio e testimonianze». In buona sostanza, il ruolo dei caporali era quello di stabilire le modalità di reclutamento dei braccianti agricoli e le modalità di lavoro, l'organizzazione delle trasferte e tenere anche la contabilità delle singole giornate dei braccianti che si sarebbero dovuti impegnare con un compenso per i loro caporali pari alla metà rispetto alla normale retribuzione. «Per i 16 caporali - ha aggiungo Nastasi - l’attività era così fiorente che si avvalevano del supporto di alcuni sub caporali». Il reato contestato è quello riportato all'articolo 603 bis del codice penale che prevede la figura di colui che recluta e di colui che utilizza la manodopera, quindi anche degli imprenditori. «Le pene sono uguali per entrambi». «In base alla tipologia di raccolto l’imprenditore si rivolgeva al capitale per richiedere il numero di braccianti in base anche all’entità a seconda delle specializzazioni. Un rapporto consolidato - ha detto ancora Nastasi - che falsa la libertà del mercato a convenienza degli imprenditori che ottengono così il vantaggio di evadere sia dal punto di vista fiscale che contributivo». Tra gli arrestati, ora ai domiciliari, anche un dipendente comunale che avrebbe avvantaggiato questa situazione per favorire le assunzioni fittizie. All'ombra del caporalato, inoltre, si svolgeva anche un'altra attività redditizia: quella dei finti matrimoni tra soggetti stranieri. «Questo - ha spiegato ancora Nastasi - allo scopo sia di favorire la permanenza di soggetti irregolari sia per far entrare nel territorio nazionale soggetti residenti all’estero. Il reclutamento avveniva nei centri di accoglienza e dopo aver contratto matrimonio avvenivano le pratiche della separazione». di Francesca Russo
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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