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Esclusione sociale, nell'Alto e nel Basso Jonio vittime gli indigenti

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di PASQUALE LOIACONO Il recente  “Rapporto sulla povertà” - edizione 2015 - presentato dalla Caritas Italiana, restituisce un’immagine per nulla edificante della Calabria, tenuta in uno stato di emarginazione dal resto dell'Italia e dell'Europa. Alto indice di povertà relativa e una bassa qualità della vita, tormentano le famiglie calabresi, vittime di cattive scelte amministrative e politiche. Quello che emerge è una spaccatura sempre più netta fra nord e sud del Paese. Un divario che non ha altre situazioni analoghe nel resto dell'Europa, neppure in quelle nazioni dove esiste una notevole disparità territoriale. Nel nostro piccolo mondo, a Cariati, la povertà si osserva nella “famiglia della porta accanto”. Ad essere a rischio sono soprattutto donne, disoccupati, pensionati e extracomunitari. Siamo dinanzi ad una “esclusione sociale” che non comprende soltanto la povertà economica ma anche le condizioni abitative, di salute, fino a questioni più complesse che concernono i diritti di cittadinanza, il benessere psico-fisico, le reti sociali di aiuto. Punto di osservazione privilegiato per la “povertà” è la Caritas Parrocchiale di Cristo Re, gestita e diretta dal sacerdote Don Mosè Cariati, anima e motore di un impegno totale che coinvolge tutti i parrocchiani i quali, con sforzo davvero cristiano, si prodigano in mille modi per alleviare le sofferenze dei poveri. Don Mosè gestisce una mensa aperta tre giorni a settimana (lunedì, mercoledì e venerdì) che prepara una trentina di pasti da consumare lei locali dell’oratorio, ed altrettanti da recapitare ai domicili dei bisognosi. Ed ancora, il lunedì, il mercoledì ed il giovedì, la Caritas distribuisce viveri e beni di prima necessità raccolti ininterrottamente dalla carità dei fedeli e donati dal grande cuore dei cariatesi. In effetti, la questione della “povertà” ha colpito come un uragano anche queste contrade dove, fino a poco tempo fa, metter assieme pranzo e cena non era poi un’impresa titanica. A fare i conti con lo spettro del bisogno ci sono centinaia di immigrati, ma anche italiani. Spiega Don Mosè: “Accanto a questa dimensione quantitativa e misurabile la povertà porta con sé una dimensione soggettiva molto delicata. L’esperienza ci dice che vivere in condizioni di povertà può sminuire la dignità delle persone e la loro fiducia in se stesse, spesso anche a causa di meccanismi che provocano una sofferenza e un senso di impotenza che rendono ancora più complesso per i poveri il ritorno, o l’accesso, a condizioni di vita dignitose”. I bisognosi, alla Caritas di Cristo Re trovano un sorriso, e anche espressioni di vero amore. “Cerchiamo di mitigare, nei limiti delle nostre possibilità, i problemi della vita quotidiana offrendo quel che la Provvidenza ci mette a diposizione. Se ce la facciamo, contribuiamo, ad esempio, a pagare bollette, o viaggi per malattia. E tutti tendiamo le mani ed il cuore: i nostri splendidi volontari fanno propria, ogni giorno, la frase di Gesù: “I poveri li avrete sempre in mezzo a voi”. Don Mosè è un fiume di carità cristiana: “La carità è un servizio al quale non possiamo sottrarci. Noi cerchiamo di mettere in pratica l’invito di Nostro Signore in ogni maniera possibile, soprattutto in questi tempi difficili per tutti”. Già i tempi: “Sono moltissimi i cariatesi che stanno scappando da questa terra, ma nel contempo, altrettanto sono i fratelli che giungono da luoghi lontani e ci chiedono asilo. Noi, a questo grido di dolore non siamo insensibili”. E gli italiani? “Da tempo, i poveri nostrani bussano alle nostre porte, e sono sempre di più. Sembra abbiamo pudore, vergogna, riservatezza, seppur vivano una condizione non determinata da loro. Aiutiamo disoccupati, come sempre, a cui si sono aggiunti pensionati e lavoratori, genitori di famiglie numerose, che proprio non ce la fanno. Il profondo ed amaro turbamento che vivono, forse trova pace quando arrivano da noi, perché disponiamo, grazie al CIf locale, anche di una valida equipe di psicologi che li supporta nella lotta quotidiana contro le povertà”. di FRANCO MAURELLA Anche l’Alto Jonio non è immune da un dilagante disagio sociale che non risparmia le famiglie. Un disagio sociale che somiglia sempre più ad una condizione di indigenza che non riguarda solo cittadini extracomunitari che hanno bisogno di sostegno, ma anche famiglie italiane che spesso, per orgoglio e dignità, non escono allo scoperto accettando aiuti economici ed alimentari solo se offerti con discrezione. I comuni possono fare sempre meno per andare incontro alle esigenze dei cittadini bisognosi. A fotografare bene l’emergenza sociale in corso è il sindaco di Villapiana Paolo Montalti: “Il paradosso – dice - è che il mio comune versa al Fondo di Solidarietà Nazionale un contributo di 370 mila euro all’anno, senza ricevere alcun contributo statale per i servizi sociali”. Disagio sociale, dunque, inversamente proporzionale alla disponibilità di fondi da parte dei comuni. “Dal bilancio comunale – aggiunge Montalti – stanziamo dai 25 ai 30 mila euro all’anno per dare un minimo di risposta alle pressanti esigenze di una popolazione sempre più in difficoltà”. Sono i cittadini più giovani, che hanno famiglia e non possono disporre di un salario adeguato per far fronte alle spese, a destare le maggiori preoccupazioni. “Quotidianamente – informa il sindaco Montalti – sono costretto a ricevere tantissimi cittadini che domandano assistenza e aiuto: c’è che non riesce a pagare la tassa comunale per l’acqua o la spazzatura; chi porta in municipio la bolletta della luce, pregandoci di pagarla per evitare il distacco”. E dove non possono le amministrazioni comunali, sopperiscono le associazioni di volontariato che sempre più si fanno carico di portare sollievo alle famiglie indigenti. A Villapiana, a sopperire alle esigenze primarie delle famiglie sono l’associazione “Maria Stella del mattino” che ha 35 soci e si occupa di assistenza ai bisognosi fornendo loro generi di prima necessità alimentare e vestiario. A Vllapiana Lido opera la Caritas parrocchiale e l’associazione Mani Tese che agisce a Villapiana paese, entrambe sostenute mensilmente dalla Caritas di Montalto Uffugo. Altra associazione di volontariato che agisce sul territorio comunale di Villapiana è “Mani tese onlus” che ha anche uno sportello per l’ascolto dei problemi dei cittadini. Tutte attive, a turno organizzano banchi alimentari le cui donazioni dei cittadini contribuiscono a fornire generi di prima necessità alimentare alle famiglie più bisognose. A Trebisacce un capitolo del bilancio comunale è riservato all’assistenza sociale per i cittadini meno abbienti ai quali serve di tutto, a cominciare dagli alimenti di prima necessità. Dal bilancio comunale Trebisacce destina annualmente 40 mila euro per pratiche socio-assistenziali. Il resto è affidato alle iniziative delle tante associazioni presenti sul territorio comunale: “Confraternita di Misericordia”, “Consultorio familiare l’Agape”, “Le Nove Lune”, “Età serena”, “Passaggi” che si occupa principalmente dell’inserimento di cittadini extracomunitari a comincare dalla loro alfabetizzazione, ed ancora “Rizoma” e “Trebisacce Paese”. È, tra loro, una gara di solidarietà verso chi ha bisogno. Alle associazioni di volontariato bisogna aggiungere i due Istituti di suore che si occupano prevalentemente di bambini, di ragazze madri e di famiglie in stato di indigenza. Particolare l’assistenza promossa a Rocca Imperiale dove, un paio di mesi fa, un camion pieno di derrate alimentari scaricate presso la delegazione municipale della marina, ha di fatto avviato il banco alimentare per le famiglie bisognose che hanno potuto beneficiare del pacco di alimenti primari. L’iniziativa del sindaco Giuseppe Ranù, dà esecuzione ad un progetto di solidarietà, predisposto attraverso un apposito elenco-graduatoria comunale delle persone beneficiarie i cui requisiti rispondono ad un   reddito basso, composizione del nucleo familiare e altre condizioni di fragilità sociale. Le famiglie interessate pare siano circa 37 per 98 componenti dei nuclei familiari. Un progetto che ha già visto la firma di un protocollo d’intesa con il Banco delle opere di carità.  Questa delicata attività si basa sul concetto di dono, di condivisione di cui esistono già tante esperienze positive che noi vogliamo condividere in collaborazione con le associazioni di volontariato. Ad Amendolara e Roseto Capo Spulico, opera fattivamente, promuovendo con regolarità dei banchi alimentari per aiutare le famiglie bisognose, l’A.N.A.S., l’Associazione nazionale di Azione Sociale che a Roseto fa capo a Pino Lufrano, capogruppo di opposizione e comandante della Polstrada di Frascineto.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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