E se innalzassimo un bel muro sul Cino e sulla statale 106 impiantassimo pedaggio e dogana? Provocazione bella e buona, è vero. Alla quale, peraltro non crediamo affatto, anzi. Da queste colonne abbiamo sempre predicato il contrario: l’unione fa la forza, senza se, senza ma. Perché siamo più che mai convinti che lo sviluppo di queste terre possa passare solo dall’unione dei comuni. Che sia di convenienza o meno, lo sapremo solo fra cinquant’anni perché l’operazione fusione è lungimirante. I nostri figli e nipoti ne godranno e proprio per questo abbiamo l’obbligo di pensarci su bene, prima di “firmare” oppure chiudere qui il discorso. Certo però che fa specie, e molto, ascoltare dubbi e contrarietà proprio dai più giovani. Quei giovani che siedono in consiglio comunale a Corigliano e che, pur riportando gli umori della città in seno all’assise ausonica, sembrano i più fervidi oppositori e tra coloro che hanno proposto il rinvio dell’approvazione della delibera di fusione, chissà per quale arcano motivo. I benefici del comune unico sono indubbi. Eppure c’è chi vuole sembrare sordo verso una pioggia di milioni che irrorerà, nei prossimi dieci anni, quello che sarà – o potrebbe essere – il comune unico. Tradotto in soldoni, si aprirebbero cantieri per l’urbanizzazione della città “grande” con conseguenti posti di lavoro. Per non parlare degli uffici, di come un comune così potrebbe diventare “area vasta” (prenderanno il posto delle Province) e di un aumentato peso specifico nelle stanze dei bottoni della politica regionale. Insomma, siamo preoccupati. Non che non si compia l’operazione, perché vorrà dire che ancora una volta non siamo pronti, maturi e forse responsabili nei confronti delle future generazioni. Ma perché gli elementi più preoccupanti giungono da chi, ad un futuro migliore, dovrebbe pensarci. Tutti i giorni. A Rossano, invece, l’unanimità dei consensi nell’approvazione della delibera ha fatto sorgere – spontaneamente – un lungo, lunghissimo applauso dei presenti: consiglieri, giunta, sindaco ed il folto pubblico presente, tutti in piedi. Quest’ultimo testimonianza, quantomeno formale, del fatto che sulla sponda bizantina del Cino, alla fusione si guarda con un certo interesse. Probabilmente è giunto il momento di guardarsi negli occhi ed in modo assolutamente sincero –per il bene del popolo – di tirare le somme di un rapporto di “vicinanza” da sempre burrascoso. D’altro canto, l’amore non è bello se non è litigarello…l. l.
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