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Brundibár: la favola nella città che Hitler regalò agli ebrei

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Per non dimenticare, le Settimana della Memoria, regala un altro appuntamento in data 30 gennaio alle ore 17:00, presso l'Auditorium del Liceo Scientifico, in cui andrà in scena la fiaba musicale « Brundibàr », a cura dell'I.C Leonetti di Corigliano Rossano.

Brundibár fu scritta del compositore ceco Hans Krása, nel 1938, per un concorso successivamente annullato. Il lavoro andò comunque in scena all’orfanotrofio ebraico di Praga nel 1942, quando lo stesso Krása era già stato deportato nel campo di concentramento nazista di Terezín. Successivamente si ritrovarono internati nel campo di Terezín quasi tutti i membri del coro originale ed il personale dell’orfanotrofio. Questa è, infatti, la storia triste e luminosa della piccola partitura manoscritta da Hans Krása, infilata di fretta dal musicista ebreo Rudolf Freudenfield fra le poche cose necessarie, cibo, qualche vestito, nella valigia preparata per un viaggio incerto, che non s’immagina senza ritorno, ed arrivata fino a noi per testimoniare e ricordare con la forza della musica e della poesia i bambini, più di un milione, e gli artisti che persero la vita ed ogni traccia dei loro stessi corpi fisici nella tragedia dell’Olocausto. Parole di speranza, vita e futuro, che risuonano alte di fronte al vuoto orrore che sarà il loro destino. E, proprio grazie a quella valigia di Rudi, lo spartito raggiunge il suo autore a Terezin. Nello stato di prigionia, il compositore adattò la strumentazione dell’operina agli strumenti disponibili nel campo, sulla base di quello spartito per pianoforte. Con questo rifacimento strumentale (flauto, clarinetto, chitarra, fisarmonica, piano, percussioni, quattro violini, un violoncello e un contrabbasso), il 23 settembre del 1943, ebbe luogo la prima di Brundibár a Terezín. La città fortezza di Theresienstadt, ad una sessantina di chilometri a nord di Praga, evacuati gli abitanti venne trasformata dal Reich, a partire dall’autunno del 1941, in un campo di raccolta e di transito per gli ebrei di numerosi paesi destinati, a loro insaputa al progetto di sterminio di massa. Nonostante le condizioni di vita inumane e precarie i deportati svilupparono una vivissima attività culturale e musicale, in una disperata volontà di vita e di speranza. Periodicamente, tacendo i trasporti verso Auschwitz che partivano ad intervalli implacabili, il campo “modello”, fatto passare per una specie di casa di riposo per anziani e bambini, veniva tirato a lucido per le visite della Croce Rossa Internazionale. E in occasione di una di queste visite il 23 settembre 1943 si eseguì proprio Brundibár. “Abbiamo lasciato il campo cantando” Così scrive Etty Hillesum, “il cuore pulsante della baracca”, nella cartolina che lancia sui binari dal vagone piombato che da Westerbork la porta ad Auschwitz. Con quella sua speciale capacità, propria dei bambini e degli artisti, di trasformare dentro e fuori di sé il male in bene, le tenebre in luce. I nazisti permettevano una sorta di autogestione delle attività culturali per nascondere il vero scopo della detenzione. Là fu girato per volere di Goebbels il famoso film di propaganda “Il Führer dona una città agli ebrei“, dove, fra laboratori di scultura e ceramica, fucine ardenti, partite di calcio, orti ben coltivati e concerti da camera, seguiti dai deportati seduti a tavolini con vasi di fiori, appaiono anche alcuni fotogrammi dell’opera di Krása, che venne rappresentata per 55 volte con un continuo forzato ricambio di protagonisti: delle 140.000 persone che passarono per Terezin 33.000 morirono in loco di fame, malattie e torture, fra le 87.000 deportate ai campi di sterminio solo il cinque per cento sopravvisse e dei 15.000 bambini soltanto 93 tornarono alle loro case. Solo l’ottusità dell’Obersturmbannführer non riusciva, per fortuna, a vedere nella trama di Brundibár la sua forza eversiva che, fra le pieghe della favola, nascondeva un canto di rivolta e di ribellione ben chiaro, invece, a tutti i deportati. Tutti non possono che riconoscersi nei due fratellini Annika e Pepíçek, che hanno bisogno di comprare del latte per la mamma malata, ma non hanno i soldi. Davanti a loro sfilano il lattaio, il fornaio con tutte le loro merci, che nel campo appaiono come un vero e proprio miraggio. Un poliziotto ricorda loro che il denaro si guadagna solo con il lavoro. Come ironicamente sta scritto sopra la porta d’ingresso del campo: La nostra realizzazione ha visto un’ulteriore riduzione d’organico, rispetto alla partitura di Terezín. Un compito portato avanti nell’ottica di non snaturare il suono da “Weill-cabaret” che caratterizza il lavoro di Krása, puntualmente descritto nella citazione appena riportata. La riduzione di Brundibár realizzata per l’I.C. Leonetti prevede un organico di 6 strumenti (flauto, violino, fisarmonica, chitarra, pianoforte e piccole percussioni).
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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