C’eravamo tanto amati? Più che il titolo del film di Ettore Scola, sembrerebbero i titoli di coda di un rapporto, quello fra i sindaci dei comuni del Basso Jonio, ormai in aperta crisi. Sul tavolo della discordia, a quanto pare, più di qualche malumore, a partire dalla conclusione della vicenda sulla partecipazione congiunta di questo territorio ai Pisl, i Piani Integrati di Sviluppo Locale. E sullo sfondo, i dissapori maturati in occasioni delle scorse provinciali e regionali. Insomma, se fino a poco tempo fa, anche grazie alla stessa colorazione politica (centro sinistra), i primi cittadini dell’area del Basso Jonio avevano costituito un fronte comune sui molti temi caldi, tanto da iniziare a pensare concretamente ad una Unione dei Comuni, oggi la situazione non pare essere solida e stabile come prima. Alla base della crisi, ci sarebbero i Pisl, come accennato – intercettati da sei comuni sui dodici riuniti in unica progettazione – e la mancata candidatura alle regionali di Leonardo Trento e, prima ancora, alle provinciali del sindaco di Longobucco, Stasi, inizialmente accreditato da tutti i suoi colleghi quale portavoce territoriale, dopo un incontro pre-elezioni tenutosi a Calopezzati, col beneplacito, pare, degli stessi vertici provinciali del Pd. Adesso, le gocce che potrebbero far traboccare il vaso pare siano la posizione amministrativa poco chiara di Cariati e quella di Crosia che con Russo alla guida – l’unico di centrodestra – starebbe andando in controtendenza rispetto agli altri. È giunto il momento, quindi, di avviare una riflessione seria, magari seduti tutti attorno ad un tavolo per chiarire le incomprensioni e capire se realmente l’unione fa la forza anche su aspetti quali la chiusura dell’ospedale di Cariati, polo sanitario baricentrico dei territori del Basso Jonio: un argomento andato presto dimenticato ma sul quale tutti i sindaci hanno più volte manifestato il loro dissenso. l. l.
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